La digitalizzazione dei processi aziendali comporta vantaggi in termini di efficienza e scalabilità, ma la progressiva rielaborazione dei processi rischia di limitare o addirittura vanificare l’efficacia dei presidi 231 originariamente implementati, se non vengono previsti interventi nel dominio logico IT altrettanto idonei a mitigare gli stessi rischi.
È sempre più indispensabile il ruolo degli "operatori di sistema", ivi compresi gli "amministratori di sistema", dotati di specifici privilegi e responsabili di determinate fasi lavorative che possono aumentare o mitigare il rischio di commissione di reati che, se commessi nell’interesse o a vantaggio dell’organizzazione, determinano la responsabilità amministrativa degli enti (es. reati informatici, frodi, etc).
• Un operatore informatico in possesso di credenziali di accesso può compiere il reato di accesso abusivo al sistema informatico?
• Quando un’attività svolta da un amministratore di sistema potrebbe essere considerata una condotta qualificabile come reato informatico e fonte di responsabilità ai sensi del D.lgs 231/2001?
• Quanto può contribuire la cybersecurity per un’efficace implementazione del Modello 231?
• L’adozione di una strategia “Zero Trust” può essere considerata un presidio 231?
Caterina Nieddu
Information & Cyber Security Advisor. Si occupa di consulenza in ambito cyber security, in particolare di tematiche legate al GDPR e alla Data Protection, quali gestione del rischio, misure di sicurezza, policy e procedure.
Jennifer Basso Ricci
Avvocato e membro della community Women For Security (WFS)
Collabora con il Clusit e gli Osservatori del Politecnico di Milano. Oltre a svolgere attività di consulenza e docenza in materia di responsabilità amministrativa degli enti, ai sensi del d.lgs.231/2001, ricopre il ruolo di membro di diversi organismi di Vigilanza e supporta le imprese in percorsi formativi aventi ad oggetto l’analisi dei reati informatici, i sistemi di controllo per la prevenzione e aspetti di digital forensics.